Progettazione dal basso e cultura

Progettazione dal basso e cultura

La progettazione dal basso è la soluzione a tutti i problemi di progettazione? L’idea stessa di progettazione, come risulta dalle linee guida dei finanziatori, sembra esclusivamente legata a questo tipo di approccio. Il progetto è vincente perché viene dal basso.
Cerchiamo di capire cosa si intende esattamente per progettazione dal basso, quali sono i suoi punti di forza e spesso su quali malintesi è basata.

caratteristiche

Sinonimi di progettazione dal basso sono progettazione partecipata e progettazione di comunità. Questa diversa definizione ci consente di affrontare meglio la natura di questa metodologia.
Gli elementi che la contraddistinguono sono:
  • si colloca nella fase di analisi
  • si occupa della rilevazione dei bisogni
  • è volta alla creazione di un gruppo motivato e coeso
  • pensata per creare una infrastruttura in grado di durare nel tempo
Come abbiamo visto nell’elenco di caratteristiche, ha un’anima duplice: da un lato trova la sua ragione di nascere nella rilevazione dei bisogni, dall’altro trova la sua ragione di esistere nella gestione delle soluzioni.
La metodologia prevede quindi che una comunità, o un gruppo caratterizzato da un’unità di interessi, si confronti per individuare i problemi, proporre delle soluzioni e costituire un gruppo di lavoro motivato che possa garantire continuità alla realizzazione del progetto.

natura e destino

La sua natura è pensata ed è perfetta per le comunità e le decisioni legate al welfare.
Quando si deve affrontare un problema che affligge una pluralità di soggetti che condividono un territorio o che sono l’espressione di un’istanza sociale, il modo migliore è quello di metterli in contatto e coordinarli così che trovino le soluzioni più adeguate alla loro identità. Anzi, possiamo affermare che attraverso l’analisi dei problemi e la ricerca di soluzioni condivise,  si rafforza proprio il senso di appartenenza alla comunità, che si adatta e diventa più inclusiva. Rinnova, in qualche modo, il patto che la definisce.
La comunità si crea quando condivide delle esperienze. Noi siamo quello che abbiamo fatto insieme. Non le gioie provate o i dolori sopportati insieme, ma quello che abbiamo contribuito a creare e che rimane lì, davanti a noi a testimoniare la nostra esistenze e a rispecchiare la nostra identità. Creare insieme genera responsabilità. I padri e le madri sono fieri dei loro figli e se ne sentono responsabili; non li abbandonano, li curano, li fanno crescere, sperano che a loro volta generino una discendenza in cui continuare a specchiarsi.
Il percorso di questo tipo di progettazione parte da una pluralità di individui, che possono anche non essere consapevoli dei bisogni che li uniscono, e arriva alla definizione di un soggetto complesso, capace di autodeterminarsi e governarsi e con una funzione che va al di là dello scopo per il quale era stato pensato.

operazioni

Nella pratica, la progettazione dal basso, non si riduce a raccoglier pareri e opinioni, nel tracciare una mappa dei soggetti interessati (questo farebbe parte di una normale attività di analisi progettuale), ma di creare occasioni specifiche per chiedere un comportamento attivo dei soggetti coinvolti.
Raccogliere opinioni, richieste e suggerimenti è lavoro da intervistatori. Organizzare tavoli di lavoro per trovare delle possibili soluzioni è occupazione politica. Offrire metodi di brainstorming e di gestione aziendale è una funzione didattica. Far gestire direttamente le azioni concordate è una missione sociale. Fare progettazione dal basso è mettere insieme tutte queste operazioni.

progettazione culturale

Come si può tradurre, quindi, la progettazione dal basso in ambito culturale?
Raccogliendo i desideri di un pubblico potenziale? Chiedere ai fruitori di cultura di occuparsi del coinvolgimento di nuovi soggetti?
Abbiamo visto che il campo di applicazione perfetto per la progettazione dal basso è il welfare. Su questo tema è semplice trovare un accordo sulla definizione di bisogno, di soluzione e di miglioramento della condizione iniziale.
Ma in ambito culturale? Come può un gruppo di soggetti identificare un bisogno? Ricordiamo che senza un bisogno che unisca gli sforzi, non può essere pensata una soluzione che soddisfi tutti i soggetti.
Si trova un accordo più chiaro e una motivazione più forte su un progetto che cerchi di risolvere il problema della pulizia di un parco cittadino, rispetto al progetto che si deve occupare di aumentare il pubblico di un teatro di periferia.
Si potrà obiettare che i soggetti interessati al teatro di periferia, siano essi gli abitanti del quartiere, i giovani o gli anziani, possono in fondo trovare un accordo sull’utilizzo dello spazio e sui contenuti che può ospitare. Ma in questo caso l’operazione si concentra sul concetto di spazio indipendentemente dalla sua natura di teatro. La funzione non è più culturale (o principalmente culturale), ma è decisamente sociale.
Mi pare che, invece, è proprio nel risultato secondario della progettazione dal basso, che la sua applicazione in campo culturale trova il suo punto di forza: la creazione di una comunità consapevole.
La definizione di bisogno culturale è spesso vaga e decisamente poco misurabile. Dipende da troppi fattori, non ultimo le politiche culturali degli enti pubblici e dei finanziatori. Identificare, invece, un particolare bisogno di cultura, legato a un momento specifico e a un determinato ambiente permette la costruzione di una comunità. In altre parole tutto il processo di progettazione è indirizzato a uno scopo dichiarato (aumentare i visitatori di un museo), ma il suo valore vero e duraturo è un altro (creare una comunità che si prende cura nel tempo del suo museo).

malintesi

Quindi la progettazione dal basso è uno strumento perfetto e quasi magico?
No. Fuori contesto e male applicata è controproducente e dispersiva.

Vediamo di capire quando è male applicata.

Identificare in ambito culturale il concetto “dal basso” con la raccolta dei desiderata e su questo dato quasi statistico elaborare una proposta culturale porta a delle evidenti aberrazioni.
Cercare di identificare il bisogno, con un’analisi di mercato, affidandosi a un modello specificamente economico (demand oriented pricing), porta a ritenere che la proposta vincente è quella che incontra i gusti del pubblico. Ma questo non porta a nessun progetto in senso proprio. Ricordiamo che per definizione un progetto è tale se modifica lo stato delle cose, se con la sua realizzazione, l’ambiente cambia di stato. Adeguare l’offerta culturale alla semplice rilevazione dei gusti, non modifica nulla e spesso produce uno sgradevole livellamento verso il basso (e non dal basso) della qualità.
È accettabile che una compagnia teatrale, un produttore o un museo scelgano questa strada quando vogliono comportarsi in modo imprenditoriale; il singolo operatore deve confrontarsi con il mercato. Ma anche in questo caso, se insegue il pubblico, perde la propria fisionomia e la concorrenza non è condotta sulle basi della qualità o dell’originalità, ma su quella del prezzo, della trasgressione o del marketing.

E quando è dispersiva.

La progettazione dal basso è dispersiva quando si limita ad assemblare proposte esistenti; quando mette insieme una collezione di esperienze senza pretendere che la loro unione diventi organica. L’idea di ricchezza della proposta culturale basata sull’accumulo di offerte preesistenti, non correlate e prive di criterio di scelta, genera un mostro fragile che scontenta tutti. I promotori che non riescono a dare una personalità precisa alla loro idea artistica-culturale. I partecipanti che non sono soddisfatti dello spazio dedicato alla loro proposta e all’accostamento con proposte simili di loro diretti concorrenti. I fruitori che non trovano una linea precisa che possa permettergli di orientarsi nelle scelte.
Dal punto di vista organizzativo, poi, l’affastellarsi di proposte, accolte anche all’ultimo momento per un malriposto spirito ecumenico, obbliga a un continuo aggiustamento del budget, dei cronoprogramma o anche solo, più prosaicamente, dell’ordine dei loghi sul materiale pubblicitario.
No Comments

Sorry, the comment form is closed at this time.